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URBAN ICONS
The Democracy of the Wall

Urban Icons è un ciclo di immagini tratte
da manifesti affissi al muro che hanno subito il deterioramento della carta lasciata all’addiaccio, in balia dell’intervento naturale e umano.
I manifesti si trasformano in una galleria antropologica
in cui la vita e la morte coabitano in tregua.
I soggetti sono eterogenei in una scelta che prova a evitare ogni giudizio morale e politico. Molti di essi sono protagonisti ignoti
o icone storiche dei conflitti libanesi e palestinesi. Ci sono attentatori suicidi, leader politici, vittime di attentati, capi religiosi, Hezbollah, combattenti e civili. L’iconografia cristiana è rappresentata da alcuni ritratti di Madonne presenti in luoghi dove il culto si fa baluardo di lotte in cui la spiritualità è spesso dimenticata.

Una sequenza di Giovanni Paolo II ce ne restituisce il noto profilo

a capo chino, lacerato dagli strappi.

Una serie di otto immagini di Arafat incluse in una sola stampa fotografica rivela il leader politico deturpato dalle intemperie
e dalla mano dell’uomo.

Ho pensato valesse la pena rappresentare il potere compassionevole
che il muro restituisce a queste persone dopo una vita da combattenti, dominatori o dominati. Una pietà regalata dal tempo davanti agli occhi di ognuno. Un corridoio pubblico (la strada) dove tutti diventano uguali sotto i colpi della pioggia, degli strappi e degli spray. Mi interessava fissare quei volti bellissimi ai miei occhi, immersi nello struggimento e nel deterioramento materico, che oggi non esistono più. Mi interessava provare a mostrare come il concetto di muro, simbolo di prevaricazione e divisione, potesse essere visto come un sostegno verticale
di integrazione e condivisione compassionevole di fronte alla morte
e al desiderio di mantenere la memoria.

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